RENZO RUBINO “Il silenzio fa Boom” il racconto traccia per traccia
“Il silenzio fa Boom” è il titolo del nuovo progetto discografico di Renzo Rubino che arriva a distanza di sette anni dall’ultimo lavoro in studio “Il gelato dopo il mare”.
Sette anni in cui Renzo non ha distolto nemmeno per un attimo lo sguardo dalla musica in tutte le sue declinazioni, dedicandosi anima e corpo anche al suo festival Porto Rubino, nato da un’idea visionaria e diventato – alla sua quinta edizione – un gioiello tra i festival estivi italiani, capace di attirare grandi nomi della musica nazionale e internazionale e di creare un’atmosfera unica e coinvolgente.
“Il silenzio fa boom è quel momento esatto in cui due persone si stanno innamorando, è quel momento in cui prendi per la prima volta in braccio tuo figlio o, nel mio caso, un nipote.
È quel momento in cui sei colpito dalla meraviglia che ti lascia senza fiato.
E per me è anche la festa, la banda. In qualche modo, quando ero bambino, venivo colpito dalle feste patronali, e quindi dentro di me, nel mio silenzio, gioivo ed ero felice.” – racconta Renzo Rubino
IL SINGOLO
Ad arricchire questo ritorno sulle scene musicali, in contemporanea con l’uscita dell’album c’è il brano Patchouli (resta), il nuovo intenso singolo estratto dal disco del cantautore pugliese. Il brano è accompagnato da un videoclip dal taglio onirico, nato da un’idea del regista e scrittore ai vertici delle classifiche Donato Carrisi.
IL VIDEO
IL DISCO
Nel cuore de Il silenzio fa Boom pulsa la forza della Sbanda, che accompagna Rubino nei dieci brani che compongono il disco. Una formazione unica nel suo genere, che rievoca l’anima della banda di paese, con i suoi componenti provenienti da diverse parti d’Italia e uniti dalla passione per la musica. Non musicisti professionisti, ma persone comuni che, come il panettiere, il macellaio o l’assicuratore, si ritrovano a suonare per ricrearsi dagli impegni quotidiani. E proprio da questa spontaneità nasce un suono antico eppure moderno, capace di emozionare e coinvolgere. Un suono che affonda le sue radici nella tradizione musicale italiana, un patrimonio prezioso da salvaguardare e valorizzare. La scelta di Renzo Rubino di collaborare con la Sbanda non è dunque casuale: è un omaggio a questa tradizione e un modo per darle nuova vita.
Dietro le quinte de Il silenzio fa boom due eccellenze della musica italiana: Taketo Gohara e Mauro Ottolini. Il primo, produttore di fama con all’attivo collaborazioni con Negramaro, Brunori Sas, Vinicio Capossela e Vasco Brondi, ha curato la produzione e gli arrangiamenti del disco. Il secondo, jazzista di straordinario talento, ha firmato gli arrangiamenti e diretto la Sbanda, infondendo al progetto la sua inconfondibile impronta. Le registrazioni, avvenute al Teatro Verdi di Martina Franca, si sono svolte in un clima di ritrovata familiarità. Un’atmosfera che ha contribuito a creare un album caldo e vibrante, permeato da una forte energia collettiva.
A dieci anni dal suo esordio discografico e dalla sua prima partecipazione al Festival di Sanremo, Renzo Rubino torna con un progetto intimo e autobiografico, che è al contempo un invito alla sua personalissima festa patronale. Un microcosmo di musica, gioia e vitalità che celebra l’esistenza umana in tutte le sue sfumature, facendoci dimenticare per un attimo le preoccupazioni quotidiane. Un progetto dal respiro felliniano, in cui storie dal tocco onirico si calano nel presente, tra dolci illusioni e amara realtà.
L’ARTWORK
La copertina del disco è stata affidata ad uno dei più importanti pittori naif italiani, Vincenzo Milazzo: famoso per i suoi dipinti su vetro, ha realizzato per questo artwork un’opera di fantasia con tutti i protagonisti del disco.
TRACCIA PER TRACCIA
SAN DONACI
Volevo che il disco avesse una sua composizione da corteo, una vera e propria marcia. Avevo pensato inizialmente di visitare Scorrano, cittadina famosa per le luminarie pugliesi per farmi ispirare, poi un giorno, per una serie di motivi, mi sono perso a San Donaci in provincia di Brindisi. Il silenzio di quella notte batteva forte nelle mie orecchie. Ed ho immaginato la festa, le luci colorate. La passione di quel momento era già una canzone.
MAL D CHEP
Questa canzone prende ispirazione dalla tradizione, dal dialetto e si mescola con i sentimenti più puri. Quelli legati all’amore di lunga durata, che ti fa venire il mal di testa e il cuore di spine ma che “se non sei contenta” ti afferra e ti sostiene. È un brano che mi fa pensare ai miei nonni, che erano in grado di amarsi profondamente e di far volare le ciabatte solo per potersi continuamente riabbracciare.
LA MADONNA DELLA NINNA NANNA
La Madonna della ninna nanna mette a dormire il malessere, accarezza gli stati d’animo turbolenti. Spegne il desiderio. La canzone è una sorta di scacciapensieri, una danza contro la paura di non essere accettati per quello che si è.
NELLE BOTTI
In questo brano ho voluto raccontare l’attrazione che diventa fatale e fa ubriacare, la passione di alcuni sguardi, di pensieri volti a peccare. Una storia senza futuro e l’invito alla calma, a sorseggiare ogni momento per viverlo a pieno senza farsi troppe domande.
LA PATRONA DELLE COSE PICCOLE
Può esserci del divino quando due anime si incontrano. La protagonista di questa canzone può assomigliare a un’entità sacra, come una Patrona che protegge “le cose piccole”, quelle impercettibili ma fondamentali.
Piccoli gesti che sorreggono l’amore.
CHARPENTIER
Si tratta di una canzone sulla vanità, dedicata a un profumo dal nome Charpentier in grado di attrarre, dalle note così forti da rievocare e far nascere pensieri di ogni portata. Credo che volersi bene attraverso la cura del proprio corpo e viziarsi di tanto in tanto possa fare bene, ma senza esagerare.
PATCHOULI
Il valore del restare, come una essenza profumata, nonostante il tempo, Patchouli rappresenta la forza del rimanere attaccati nonostante le avversità. Una relazione inizia da “l’avvinghiarsi in un abbraccio” probabilmente senza amore, aggrappati ai propri odori e si protrae col tempo nei sentimenti, trasformandosi.
BISOGNA FESTEGGIARE
Bisogna festeggiare è un inno contro gli stereotipi. Una canzone che vuole evidenziare il lato buono della quotidianità come lo stare insieme o il sentirsi liberi di brindare per le cose che ci rendono unici, senza aver paura dei giudizi esterni.
INDACO
Una canzone che prima di avere un testo è stata una composizione dedicata a due sposi, Angelo e Maria. Il mio regalo di nozze per loro. Avevo giurato che mai l’avrei pubblicata e che sarebbe stata soltanto loro per sempre. Poi proprio loro due mi hanno spinto a scriverci sopra un testo e a pubblicarla. Ho immaginato il silenzio, sotto un pesco nella mia valle d’Itria, in un pomeriggio primaverile. L’odore del fieno, il pic nic, le mani che si intrecciano, l’affaccio su Locorotondo e tutta l’esplosività di un momento così.
PORTO RUBINO
Quando ho deciso di realizzare un festival in Puglia ero a Milano in pieno lockdown: nella mia testa e nei miei occhi solo l’idea del mare, dei porti della mia Puglia, dello schiamazzare estivo, libero e selvaggio. Porto Rubino negli anni è stato la mia salvezza ma prima di questo è stato un’idea.
Era marzo del 2020 e in via Porro Lambertenghi scrivevo la sigla della mia speranza.
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