SANREMO 2019: ENRICO NIGIOTTI questo sono io!
Enrico Nigiotti gioca con i grandi con un brano che gli è già valso il premio Lunezia.
Che Enrico Nigiotti sia un ragazzo dai valori concreti e semplici, lo si capisce subito, livornese dop. Dote innata nel mettere al centro la parola senza essere mai banale. Sul palco del Festival porta Nonno Hollywood, un brano intenso ed emozionale che arriva diritto come un pugno in pancia. Ad Aprile tornerà anche in tour con Cenerentola e altre storie. Un anno denso inarrestabile, dopo Xfactor. Quello che ormai è certo è che Enrico non è più solo il ragazzo dei talent. E’ l’autore misurato, e il cantautore che riesce descrivere fotografie tangibili.
Partiamo dall’inizio, quando Pippo Baudo e Rovazzi han fatto il tuo nome, cosa è successo?
Mi ha chiamato per ultimo,ero da mia nonna con i miei genitori e mio zio che ha esultato come se avesse fatto gol l’italia. Parolacce e urla. Un momento liberatorio e di esultanza.
La tua gavetta è stata lunga. Sanremo tra i big che significato ha? Soprattutto dopo aver partecipato nel 2015 tra le nuove proposte.
Sono orgoglioso, di esserci con una canzone così importante per me. Sono felice a prescindere dal risultato finale della competizione.
In Nonno Hollywood canti: “ la ricchezza sta nel semplice”. Cosa rappresenta per Enrico la semplicità?
La semplicità è tutto quello che non è una zavorra. Tutto quello che non ci fa scalpitare, non crea problemi, non pone dei distacchi dalla realtà. E’ quello che respiri. E’ un bicchiere di vino con gli amici al bar sotto casa, la camminata. Quelle cose che oggi come oggi mancano. Nonno Hollywood è mio nonno, per tre anni ho lavorato con lui in campagna, quando non guadagnavo di musica. Durante i nostri viaggi in macchina mi raccontava che da giovane, quando andavano a ballare, in queste balere di una volta, lui era molto elegante e quindi lo chiamavano Hollywood. Non so quanto potesse essere vera questa storia, ma mi ha sempre fatto sorridere.
Metti a confronto due generazioni ma forse anche tre. Qual’ è il mondo che vedi?
Ho cercato di non essere critico. Sono stato cronologico, io credo che ogni generazione sia sempre stata criticata perché differente dalla precedente. Credo anche che ci sia, più si va avanti, una ricerca di avanguardia e modernismo forzato. E’ una cosa che non mi appartiene. Non mi sento completamente partecipe. Noi trentenni siamo nel mezzo, tra una generazione iper social e quella precedente, lontana per altri motivi. Siamo nel limbo
La scelta di Paolo Jannacci, come mai?
Non volevo snaturare la canzone, credo che Nonno Hollywood abbia il suono della mia voce , perché personale . Ho scelto Paolo Jannacci perché è un musicista enorme e volevo dargli una veste intima, pianoforte e voce. Spoglierò ancora di più la canzone per quanto sia già nuda di suo. Nonno Hollywood sono le parole.
Nella versione remastering di Cenerentola in uscita il 15 febbraio, oltre a Nonno Hollywood, compare La ragazza che raccoglieva il vento, una dedica ad Alda Merini. come nasce?
Dieci anni fa, oltre a Bukowski, iniziai a leggere Alda Merini. Iniziai a leggere i suoi aforismi e mi rimase
impresso “nessuno mi pettina come il vento”, cominciai così a incuriosirmi. Andai a leggere la sua storia. Cominciai a guardare le sue interviste, a prescindere dalle sue movenze, lo spezzare la sigaretta, il filtro, la bocca con questo rossetto sbavato. Mi ricordo lo smalto, la vestaglia, la potenza dei suoi racconti. Se la ascoltavo più di dieci minuti mi ricordo sentivo angoscia e malessere e queste sensazioni te le danno chi ti racconta una vita grassa, veramente vissuta. Mi è rimasta come esempio di libertà che è paradossale se pensi al tempo che è stata rinchiusa, eppure ti faceva respirare tantissima libertà. Mi è venuto spontaneo
fare questa dedica. E’ una dedica alla sua poesia.