SANREMO 2021 – AIELLO: Imparerò a surfare sulle onde di Sanremo
AIELLO, in gara al Festival di Sanremo 2021 con il brano Ora.
Aiello porta sul palco del 71esimo Festival di Sanremo il brano della consapevolezza, della catarsi, e un po’ anche del perdono. Si chiama “Ora”, e non a caso descrive un momento ben preciso: quello in cui si guarda dentro, butta fuori il suo sfogo e finalmente fa pace con il passato.
E di “sfogo” si è parlato anche in riferimento alla sua performance, da qualcuno ritenuta talmente poco contenuta da meritarsi addirittura dei meme – che oggi, a dirla tutta, equivalgono alla consacrazione della celebrità – a cui reagisce divertito e quasi lusingato: “Li ho trovati tutti divertenti. Ci ho riso sopra come è giusto fare in questi casi, e per fortuna mi viene naturale”
“ORA”, prodotto da BRAIL e MACE, è un brano che nasce dalla contaminazione di generi: urban,
classic e pop. Racconta di un ragazzo che ammette le sue colpe con grandissima naturalezza, senza fare sconti, e ricordando i momenti di intimità come estremamente liberatori, tossici, curativi come una dose di Ibuprofene.
Durante la conferenza stampa, Aiello ha affrontato diversi temi, musicali e non.
L’esibizione sul palco di Sanremo e l’ultimo posto.
Avrei dovuto trattenermi un po’, invece sono partito a briglie sciolte. Sanremo richiede lucidità e controllo, ma io sono una persona istintiva e carnale, per questo non è stato facile gestire la performance. Dovrò imparare a surfare quelle onde incredibili che il palco del Festival ti butta in faccia! Per fortuna chi mi ha ascoltato ha compreso le emozioni di fronte a cui ti mette quel palco, che è davvero un luogo unico. Se non vedi una persona da un anno e finalmente hai la possibilità di abbracciarla, la accarezzi delicatamente oppure la stringi con tutta la tua forza? A me è successo così. Non sono una persona costruita e non ho esperienza del palco di Sanremo, quindi l’ho abbracciato in modo dirompente, con quell’ urlo finale: è tutto cuore, e quello che viene dal cuore va sempre bene. L’ultimo posto? Per certi versi potrebbe addirittura onorarmi, di solito le ultime posizioni rispecchiano la musica più contemporanea.
La cover e il duetto di giovedì.
Avrò il piacere di cantare il pezzo di un vero gigante, “Gianna” di Rino Gaetano, calabrese come me. E’ una grande responsabilità, lui per me è una specie di divinità e fonte d’ispirazione, totalmente fuori dagli schemi. Non è stato subito compreso, ma poi ha inevitabilmente segnato la storia della musica. Per l’occasione ho chiesto a Vegas Jones di affiancarmi sul palco. La nostra versione sarà un po’ “the dark side of Gianna”. Ci divertiremo.
L’orchestra
Sicuramente l’orchestra ingentilisce alcuni suoni. E’ stato per me un onore incredibile esserne affiancato, posso considerarlo solo un grande valore aggiunto. Il mio pop è fatto di suoni più particolari e la mia produzione tende molto alla contaminazione e alla contemporaneità, ma Sanremo senza orchestra non sarebbe Sanremo, e il mio pezzo senza orchestra non sarebbe stato così com’è: dà un’ emozione diversa ma comunque potente.
Il lupo
Non ho riti scaramantici di alcun tipo, prima di salire sul palco ho semplicemente preso un grande respiro, ho abbandonato la raffica di pensieri che mi assaliva e via. Però sono molto legato alla figura del lupo, soprattutto a quello del Cosenza Calcio, il lupo della Sila dove sono nato, e alla Lupa di Roma perchè vivo nella Capitale da molti anni. E infatti questo animale era con me anche sul palco, due teste di lupo appese ai miei orecchini.
La mancanza del pubblico
Tutt’altro che meno ansia, forse era addirittura il doppio. E’ una mancanza vera per noi che facciamo questo mestiere, ognuno di noi aveva l’esigenza di riempire quel vuoto, ma cantare di fronte alle poltrone rosse completamente vuote è stato molto pesante.
L’ispirazione del brano
Durante il lockdown ho scelto di liberarmi un peso, mi sono dato dello stronzo ed è stato terapeutico rispetto a quel suicido d’amore di cui parlo nel brano e che ho commesso un po’ di tempo fa. Tutto nasce da una storia vissuta, dal mio essere fuggito ed essere stato una persona poco coraggiosa. Di quei momenti ricordo il sesso speciale, a tratti tossico, a tratti liberatorio, sicuramente curativo che non ho dimenticato e che ho definito appunto “ibuprofene”, un’immagine perfetta e potente che si è cristallizzata in me i primi giorni di marzo 2020. A volte abbiamo già le risposte o peggio, non ci facciamo proprio delle domande. All’inizio del lockdown ero totalmente solo, nella mia casa di Roma, e ho avuto tempo x interrogarmi. Mi sono fatto domande e dato risposte, ho spiegato a me perchè mi ero comportato così, e mi sono curato con questa canzone: scrivere è sempre terapeutico.
Le restrizioni e il protocollo da rispettare
Ahimè, questo protocollo di cui tanto si parla è reale, e ha reso tutto più pesante. Poco prima di salire sul palco abbiamo su la mascherina: immaginate, siamo tesissimi, pieni di adrenalina tensione, ma con la bocca tappata. E’ muscolarmente impegnativo, ma anche mentalmente: non si possono incontrare altri artisti perchè ogni ingresso avviene in maniera scaglionata e per questo non sono riuscito nemmeno ad ascoltare le altre canzoni in gata. Spero di farlo quanto prima.