SANREMO 2022: pagelle e commenti dei primi ascolti
È partito il countdown per l’edizione 2022 del Festival di Sanremo. Primo passo di avvicinamento all’evento principe per la musica italiana sono gli ascolti in anteprima dei 25 brani in gara.
Ecco le nostre impressioni dopo aver ascoltato le canzoni di Sanremo 2022.
QUEST’ANNO SI BALLA
Rispolverate leggings e scaldamuscoli: quest’anno a Sanremo SI BALLA (visto che le discoteche sono ancora chiuse, apparecchiamo l’Ariston di strobo). 11 brani su 25 sono infatti up-tempo tirati, se non proprio dance.
Ma andiamo con ordine: mancano solo poco più di 2 settimane all’edizione 72 del Festival della Canzone Italiana; l’AmaTer sarà in onda, infatti, dall’1 al 5 febbraio 2022 e sarà il secondo realizzato in piena pandemia. E, come lo scorso anno, anche gli ascolti in Rai (nelle due sedi di Milano e Roma) si sono svolti con i crismi del caso, mascherine (a questo giro rigorosamente FFP2) e distanziamento.
Con l’ESC in casa a maggio, Amadeus ha saputo presentare sulla carta un cast importante (tra i più notevoli di sempre), capace di unire tradizione e innovazione, mentre lo scorso anno aveva puntato su un cast meno popolare: scommessa però vinta, con una pioggia di certificazioni, 16 su 26 brani. E il fenomeno mondiale Måneskin come eredità.
I pezzi di quest’anno sono all’altezza delle aspettative? Scopriamolo insieme, brano per brano, con la consueta ma doverosa premessa che con un solo ascolto le impressioni non possono che essere parziali e limitate (e che un conto è la versione incisa, un altro la resa live sul palco dell’Ariston con l’orchestra schierata in pompa magna).
I BRANI
Achille Lauro e Harlem Gospel Choir con “Domenica”
Quarto Sanremo consecutivo per il buon Achille (lo scorso anno era ospite fisso), a sto giro annunciato insieme al coro gospel che si è esibito anche davanti al Papa. Ma non aspettatevi una messa cantata o un brano melenso (o sul filone di “C’est la vie”). Il testo è peccaminoso (per citare il testo), musicalmente è un trascinante uptempo pop-rock dal refrain esplosivo che farà sfracelli in radio, accompagnato nel bridge anche da un fischietto. Insieme a lui, firmano Simon Pietro Manzari e Davide Petrella. Il coro gospel nella versione incisa non pervenuto, vedremo come verrà utilizzato live.
Voto: 6,50
Il verso:
“Oh my God
Città peccaminose
Donne pericole
L’amore è un’overdose
150 dosi Oh sì, sì
Fanculo è Rollin’Stone”
Giusy Ferreri con “Miele”
Solitamente la città dei fiori non è un luogo particolarmente propizio per la regina delle hit estive: al quarto giro di giostra, Giusy vuole invertire la rotta con una canzone pop passionale con atmosfere retrò e dal beat sospeso, scritta da Davide Petrella, musica di Takagi & Ketra e Federica Abbate. La melodia – che ha qualche richiamo arabo alla “Shimmy Shimmy” – al primo ascolto non convince del tutto, pur avendo tutte le intenzioni di voler essere ruffiana. Probabile altra occasione festivaliera sprecata, ma vediamo se andrà meglio al secondo ascolto.
Voto: 5,90
Il verso:
“Ahh non è miele
Sono già sicura che
Questo amore ci porta via
Ubriachi di nostalgia
Se ne va
E un motivo non c’è”
Michele Bravi con “Inverno dei fiori”
Dopo aver sfiorato il podio nel 2017 con “Il diario degli Errori”, Michele torna con una canzone d’amore intensa firmata insieme a Cheope, Raige e Federica Abbate, senza rinunciare a un tappeto ritmico soffice, che ben si amalgama con gli archi. Parte migliore, il bridge che porta al finale. Ma l’efficace semplicità de “Il diario degli errori” sembra lontana.
Voto: 6,75
Il verso:
“Ma nell’ipotesi e nel dubbio di aver disintegrato tutto
E nell’ipotesi e nel dubbio che io mi sia perso
Anche se è inverno
Tu insegnami come si fa ad imparare la felicità
Per dimostrarti che se fossimo dei suoni, sarebbero canzoni
E se fossimo stagioni, verrebbe l’inverno
L’inverno dei fiori”
Rkomi con “Insuperabile”
Mirko Manuele Martorana, campione di vendite 2021 negli album, si presenta al grande pubblico generalista di Rai1 con un pezzo ibrido che unisce pop, rock ed elettronica, puntando molto sul beat ossessivo, chitarre à la Måneskin e un refrain molto orecchiabile. Potente e funzionale alle radio, sperando non perda nella versione live.
Voto: 7,00
Il verso:
“Le sabbie sono diventate rosse
Abbiamo rovinato anche il cognome dei nostri
Siamo una sconfitta perfetta bambina
Il tempo che passa scoppia la clessidra
Paralizzanti sguardi su cui mi rifletto”
Irama con “Ovunque sarai”
Dopo il Sanremo in DAD dello scorso anno, Filippo Maria Fanti si butta nella mischia per la quarta volta con un brano spiazzante per il suo repertorio: romantico e melodico, con un incipit soft piano-voce che poi si inerpica in un crescendo di intensità ed epicità. Ottima prova vocale (incisa), ci si chiede quanto riscontro potrà poi avere in radio. E se fosse il brano della maturità?
Voto: 6,90
Il verso:
“Se sarò in terra mi alzerai
Se farà freddo brucerai
E lo so che mi puoi sentire
Dove ogni anima ha un colore
E ogni lacrima ha il tuo nome”
Noemi con “Ti amo non lo so dire”
Tra i “giovani decani”, Veronica arriva alla settima partecipazione festivaliera. A solo un anno dal buon successo di “Glicine”, si affida ora al testo di Alessandro La Cava e Mahmood e per la musica anche a Dardust. Dandosi della “stronza”, conduce bene vocalmente un brano elettro-pop ricco di sfumature e passaggi armonici che non rinuncia all’orecchiabilità. Inconfondibile il beat di Dario Faini, con innesti corposi di clapping. Tanti ingredienti, ai prossimi ascolti capiremo se sono troppi e se effettivamente rischia un posizionamento “solo” da metà classifica.
Voto: 6,75
Il verso:
“Scusa se
Non ho niente da perdere
Più mi guardi più che credo che
La parola sia l’unico proiettile”
Massimo Ranieri con “Lettera al di là del mare”
Altro ex vincitore (1988, “Perdere l’amore”), partecipazione n.7: questo ragazzino di 70 anni porta il brano più impegnato del lotto, affrontando il tema dell’emigrazione in modo poetico e delicato. Musicalmente è una classica ballata che culla come in un mare in bonaccia, fino a un ritornello esplosivo che ben mette in risalto la potente vocalità e un ritmo che cresce nella seconda parte. Classico nella migliore eccezione del termine, con emozione e sentimento, anche se la linea melodica non è altrettanto incisiva. Qualche applauso in sala stampa.
Voto: 7,00
Il verso:
“Amore vedi così buio è
Questo mare
È ferita che
Non scompare”.
AKA 7EVEN con “Perfetta così”
L’amiciano Luca Marzano, dopo l’MTV Music Award come miglior artista italiano, esordisce all’Ariston con un brano incentrato sul tema dell’autoaccettazione, che inizia con una serie di “oh oh” e “yeh yeh”, snocciolando un testo banalotto e non all’altezza dell’obiettivo; musicalmente è un elettropop dal ritmo sostenuto che fa di tutto per strizzare l’occhio all’airplay (e ci riesce). Buona prova vocale, attendiamo al varco sul palco.
Voto: 6,50
Il verso:
“E sorridi
Perché quando lo fai tu mi uccidi
I tuoi occhi, il tuo corpo, i vestiti
Quelli miei che indossavi così
Con te avevi una parte di me”
Emma con “Ogni volta è così”
A 10 anni dalla vittoria con “Non è l’inferno”, Emma Marrone si ripresenta in gara con una canzone d’amore passionale ricca di rimpianti, scritta con l’onnipresente Davide Petrella e composta da Dardust. Un midtempo dalle atmosfere urban (con synth che cadenzano il ritmo), che non rinuncia al sentimento e un ritornello potente. Quello che un po’ manca (anche qui) è una melodia convincente. A dirigere l’orchestra all’Ariston sarà… Francesca Michielin.
Voto: 6,15
Il verso:
“Io per appartenere alle tue mani
Non c’ho messo niente
E ti credevo quando
Mi giuravi che eri pazzo di me”
Highsnob & HU con “Abbi cura di te”
Michele Matera e Federica Ferracuti, veri outsiders del lotto, propongono un brano che alterna il rap di Highsnob accompagnato da un’impostazione musicale classica impreziosita dagli archi che si ben si unisce alla voce di HU dal bridge fino al ritornello terzinato. Da semisconosciuti ci si aspettava il pezzo del decennio nel cassetto; invece, resta un po’ nel limbo fra tradizione e innovazione ma merita più ascolti.
Voto: 6,15
Il verso:
“Ho perso la ragione, hai ragione
Ma non siamo pari, siamo animali
Stringimi forte, io provo piacere
Nel sentir dolore come lo shibari”
Iva Zanicchi con “Voglio amarti”
Nella storia del Festival, l’Aquila di Ligonchio è la donna che ha vinto di più (tre volte, l’ultima nel 1974): per l’undicesima tacca, cala una canzone d’amore orecchiabile dal sapore blues e dall’incedere sensuale, firmata anche da Celso Valli per la musica. Anche Iva non rinuncia al ritmo nel ritornello, che lascia dispiegare la sua indiscussa vocalità su un bel tappeto d’archi. Non mancano nemmeno le chitarre (!), che fanno però perdere un po’ la direzione iniziale.
Voto: 6,15
Il verso:
“Prenderti per come sei,
senza tanta filosofia. Sì, lo farò.
Per amore sai che io brucerei
Ogni ora della mia vita”
Dargen D’Amico con “Dove si balla”
Il rapper, cantautore e produttore milanese si presenta per la prima al Festival in chiave urban-dance, con un ritmo che farà ballare chiunque, non solo sulle giostre. Fracassone ma immediato, divertente e ironico, nel testo sfiora anche temi importanti come i naufragi nel Mediterraneo. Da tenere d’occhio, potrebbe essere il Willie Peyote del 2022.
Voto: 7,15
Il verso:
“Dove si balla
Fottitene e balla
Tra i rottami
Balla per restare a galla
Negli incubi mediterranei”.
Sangiovanni con “Farfalle”
Il campione di vendite 2021 dei singoli con “Malibu” (7 dischi di platino) presenta esattamente quello che ci aspettava da lui: un uptempo divertente, scandito anche da un convincente impianto di fiati, pensato per ottenere il massimo dagli streammers e dai programmatori radiofonici.
Voto: 6,15
Il verso:
“Non volano farfalle
Non sto più nella pelle
Ho perso le emozioni me le ritrovi tu?
Da questa notte
No no non voglio stare male
Dammi due ali per volare
Sei una boccata d’aria”
Yuman con “Ora e qui”
Yuri Santos Tavares Carloia è stato il primo dei 3 Giovani promosso al Festival. La sua convincente voce soul sostiene un pezzo elegante e retro ma fragile melodicamente che si attorciglia nel ritornello, scadendo un po’ nel manierismo, nonostante un crescendo notevole. Qualcuno rischia di lussarsi la mandibola a furia di sbadigli, noi lo preferivamo in inglese.
Voto: 6,15
Il verso:
“C’è una strada, tutta curve, tra il cuore e la testa
Senza mappe, scorciatoie, o un’area di sosta
A perdersi, io lo so bene, basta niente, come in mare
Ma quando stavo per arrendermi, mi hai insegnato a respirare”
La Rappresentante di Lista con “Ciao ciao”
Fra le rivelazioni dell’anno scorso, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina si ripresentano con un altro brano molto energico e trascinante (anche senza più la mano di Dardust), che vanta un ritornello a presa immediata (e un accenno alla pandemia). L’effetto però è un follow-up di “Amare”, per quanto funzionale e più che dignitoso, che rischia di diventare un inno queer (e non solo). Menzione speciale un’altra volta alla voce potente di Veronica.
Voto: 6,75
Il verso:
“Come stai bambina?
Dove vai stasera?
Che paura intorno…
Sopra la rovina sono una regina,
mammamma…
ma non so cosa salvare”.
Mahmood e Blanco con “Brividi”
La coppia bomba (una macchina macina streaming apparentemente imbattibile) irrompe all’Ariston con un pezzo sorprendentemente melodico dove la fusione delle due voci provoca effettivamente qualche brivido fin dall’attacco. Riuscitissimo mix che sdoganerà la migliore melodia anche nella generazione Z. Bravi.
Voto: 7,75
Il verso:
“Tu, che mi svegli il mattino,
tu, che sporchi il letto di vino
tu, che mi mordi la pelle
con i tuoi occhi da vipera”
Gianni Morandi con “Apri tutte le porte”
L’eterno ragazzo di Monghidoro (che ha rischiato la squalifica 10 giorni fa) si presenta con un brano firmato da Jovanotti e prodotto da Mousse T (che sarà anche direttore d’orchestra), che regala al pezzo una vena “northern soul funky”, ma pure qualche atmosfera da western anni ’60 (o una sigla di un cartone anni ’80, a seconda dei punti di vista). Un boogie woogie orecchiabile, convincente, solare e positivo, che armonicamente si apre soprattutto nel bridge finale. Suona già come un piccolo classico (per chi ama il genere), ma le mamme e le nonne forse resteranno un po’ spiazzate.
Voto: 6,50
Il verso:
“A forza di credere che il male passerà
Sto passando io e lui resta
Mi devo trascinare presto fuori di qua
Dai miei pensieri pigri nella testa
Fare qualcosa”
Matteo Romano con “Virale”
Fra i 3 Giovani promossi nel cast (e con alle spalle il doppio platino di “Concedimi” lanciato da TikTok), firma una ballad pop immediata ma un po’ usa e getta e prevedibile con Alessandro La Cava e Federico Rossi, affiancati nella parte musicale dal richiestissimo Dardust.
Voto: 6,15
Il verso:
“Scale
Solo per salire se vale
Cosa ridi se mi fa male
Curare ferite col sale”
Le Vibrazioni con “Tantissimo”
Quarto Sanremo per loro (quinto per Sarcina), dopo aver sfiorato il podio nel 2020 con “Dov’è”. L’unica band in gara (non contando La Rappresentante di Lista) propone un onesto e trascinante pop-rock dritto e pulito, efficace, che vede nel ritornello il punto d’esplosione. Tra le firme, anche Roberto Casalino.
Voto: 6,50
Il verso:
“E a quella polvere che ho tolto piano dal mio cuore
Per salvare quello che comunemente
Chiamiamo amore, per quante volte
Facciamo finta di non ricordarci il nome”
Fabrizio Moro con “Sei tu”
Ha vinto nei Giovani (2007, “Pensa”), ha vinto nei Big (2018, “Non mi avete fatto niente”, con Ermal Meta): Fabrizio, a 46 anni e 6 partecipazioni complessive al Festival alle spalle, è fra i decani del Festival e ormai una certezza. E lo dimostra anche a questo giro, con un’emozionante dedica d’amore dal ritmo sospeso nella prima parte, fino all’incedere della batteria, che porta fino al climax vocale e melodico successivo. Nulla di nuovo sotto il sole (sulla scia di “Portami via” ma non al livello di “Eppure mi hai cambiato la vita”), ma coerente con se stesso e il suo percorso.
Voto: 6,75
Il verso:
“Sei tu che dai origine a quello che penso
La distanza compresa fra me e l’universo
Il motivo per cui la mia vita è cambiata
Sei tu che hai visto i miei sbagli ma non l’hai giudicata”
Elisa con “O forse sei tu”
La cantautrice di Monfalcone torna in gara al Festival a 21 anni dal trionfo di “Luce (Tramonti a Nord-Est)” con un brano scritto con Davide Petrella. Inizio da brivido, piano-voce-archi, che si smorza un po’ nel ritornello e nella batteria. Atmosfere liquide e virtuosismi vocali, complessivamente un buon brano, di classe e allo stesso tempo attuale. La buona novella è che su un altro piano rispetto a “Seta”.
Voto: 7,00
Il verso:
“Forse sei tu
Tra le luci di mille città
Tra la solita pubblicità
Quella scusa per farmi un po’ ridere”
Ditonellapiaga con Donatella Rettore con “Chimica”
L’unione fra due personalità eclettiche come l’esordiente Margherita Carducci e l’iconica Rettore si traduce in un pezzo punk-pop tiratissimo (si viaggia oltre i 140 bpm) e senza esclusione di colpi, che sprizza erotismo da tutti i pori. Difficile un impianto sonoro così possa reggere il palco dell’Ariston ma potrebbero rifarsi in radio.
Voto: 6,50
Il verso:
“E non c’è dove oppure quando
Solo fango e un impianto travolgente
E non c’è anticipo o ritardo
E se rimango vengo ripetutamente
E non m’importa del pudore
Delle suore me ne sbatto totalmente”
Giovanni Truppi con “Tuo padre, mia madre, Lucia”
Esponente da due lustri di un sano indie rock e cantautorato di qualità, Giovanni porta una dichiarazione d’amore firmata anche da Pacifico e Niccolò Contessa (I Cani), oltre che dai fidati Marco Buccelli e Giovanni Pallotti. Canzone classica nell’impostazione ma ardita e complessa per metriche e struttura e per la melodia che sembra restare sospesa, quasi cinematografica, recitata in gran parte come un reading, a esclusione del refrain più orecchiabile. Piacerà più ai critici che al mainstream, noi stiamo in mezzo (ma vogliamo riascoltarla).
Voto: 6,75
Il verso:
“Quando ti ho incontrata per la prima volta
A una cena di sconosciuti in un bar di Torino
Senza pensarsi, d’istinto, ti ho guardato la mano
Per vedere se fossi sposata”
Tananai con “Sesso occasionale”
Il cantautore milanese Alberto Cotta Ramusino, secondo Giovane promosso nel cast, è un personaggio che potrebbe essere la scheggia impazzita di questo Festival, armato di un elettro-pop dagli arrangiamenti convincenti e una voce dall’attitudine punk. Anche lui nella quota “tormentone wannabe”, se son rose fioriranno.
Voto: 6,50
Il verso:
“E la testa in alto mare, troviamoci una casa
E non finiamoci più nel sesso occasionale
Ma sappi che tra un anno, un giorno, non avrò capito ancora di cosa hai bisogno”
Ana Mena con “Duecentomila ore”
La cantante e attrice spagnola non interrompe il fortunato sodalizio artistico con Rocco Hunt e Federica Abbate, sfornando un altro brano che puzza di estate e cozze (ma poco fresche) che gioca sulla sensualità, sorretta da un beat ossessivo e innesti di bandoneon.
Voto: 5,90
Il verso:
“Io che non cercavo
Un ragazzo di strada
Poi mi hai distratta
Vendendomi un’altra bugia”.
LE IPOTESI, I PRONOSTICI
Considerato il regolamento e le giurie (sparito il voto all’orchestra, maggior peso alla stampa divisa inizialmente in 3 categorie – carta stampata, Radio e Tv, Web – televoto e la nuova “demoscopica 1.000” – che di solito fa più danni della grandine), se la giocheranno quelli che riusciranno a essere più trasversali, capaci di unire popolarità e qualità.
Sulla carta, Elisa e la coppia Mahmood e Blanco sembrano tra i favoriti (probabilmente più i secondi), mentre i bookmakers (a scatola chiusa) aggiungono anche Emma (ma il brano non c’è del tutto), Achille Lauro e Sangiovanni.
Noi invece indichiamo tra quelli da non sottovalutare Irama (illuminato dalla melodia sulla via di Damasco), Dargen D’Amico (il suo brano è irresistibile) e Massimo Ranieri, il migliore tra la quota “classic” e l’unico fra l’altro che ha ricevuto qualche timido applauso in sala stampa (e che live sicuramente non deluderà).
Andrà bene nel post Sanremo anche Rkomi, così come La Rappresentante di Lista e forse Noemi; nel complesso ci saranno diversi buoni riscontri radiofonici e in termini di certificazioni, come lo scorso anno. E su questo, Amadeus ha l’orecchio lungo di chi è nato e cresciuto in radio.
E a cui va dato l’indiscusso merito di avere oltremodo attualizzato il Festival, portando in gara (anche) i campioni dello stream.
Ricapitolando, ecco l’ipotetica nostra classifica dopo il primo ascolto:
1)Mahmood e Blanco con “Brividi”
2)Dargen D’Amico con “Dove si balla”
3)Massimo Ranieri con “Lettera al di là del mare”
4)Elisa con “O forse sei tu”
5)Irama con “Ovunque sarai”
6)La Rappresentante di Lista con “Ciao ciao”
7)Rkomi con “Insuperabile”
8)Fabrizio Moro con “Sei tu”
9)Michele Bravi con “Inverno dei fiori”
10)Giovanni Truppi con “Tuo padre, mia madre, Lucia”
11)Ditonellapiaga con Donatella Rettore con “Chimica”
12)Le Vibrazioni con “Tantissimo”
13)Noemi con “Ti amo non lo so dire”
14)Achille Lauro e Harlem Gospel Choir con “Domenica”
15)Gianni Morandi con “Apri tutte le porte”
16)Tananai con “Sesso occasionale”
17)AKA 7EVEN con “Perfetta così”
18)Emma con “Ogni volta è così”
19)Iva Zanicchi con “Voglio amarti”
20)Sangiovanni con “Farfalle”
21)Matteo Romano con “Virale”
22)Highsnob & HU con “Abbi cura di te”
23)Yuman con “Ora e qui”
24)Giusy Ferreri con “Miele”
25)Ana Mena con “Duecentomila ore”