SANREMO 2024: le pagelle dei primi ascolti dei 30 brani in gara

SANREMO 2024: le pagelle dei primi ascolti dei 30 brani in gara

Sprezzanti del Blue Monday, abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni del 74° Festival della Canzone Italiana: le nostre impressioni.

L’edizione n.74 del Festival della Canzone Italiana, in onda dal 6 al 10 febbraio su Rai1, la quinta consecutiva (e sembrerebbe l’ultima) della golden age di Amadeus (e il primo trasmesso in 4K), si presenta con un cast molto equilibrato e agguerrito, senza un vincitore predestinato sulla carta e tra i più competitivi di sempre: facile dedurre che saranno proprio i brani a fare la differenza.

La premessa doverosa è la solita: con un unico ascolto le impressioni non possono che essere parziali e limitate (considerando inoltre che la versione live con l’orchestra sul palco dell’Ariston suonerà molto differente rispetto a quella incisa). E che spararsi 30 brani uno dietro l’altro, con una sola sosta, può mettere a dura prova anche i più stoici, supportati dalla presenza in sala di Massimo Alberti, il DJ di Arena Suzuki ’60 ’70 ’80’ ’90.

I BRANI E LE PAGELLE

Clara = “Diamanti grezzi”

La vincitrice di Sanremo Giovani (e volto noto anche come attrice di “Mare fuori”) presenta un  brano urban-pop contemporaneo dal ritmo martellante, con basso e cassa in primo piano e un refrain sufficientemente incisivo. La produzione rischia però di schiacciare il testo e il messaggio. Andrà bene in radio.

Voto: 6 e ½

Il verso: “Non sappiamo ancora fare a meno di parole

Che quando si schiantano lasciano il segno”

 

Diodato = “Ti muovi”

Il vincitore di Sanremo 2020 con l’indimentica “Fai rumore” segna la tacca n.4 a Sanremo con una ballad energica ed elegante, che inizia sussurrata e cresce fino un ritornello però non particolarmente incisivo e una struttura molto simile alla sopracitata vincitrice del Festival, ma senza averne lo stesso impatto, emotivo e musicale.

Voto: 6+

Il verso: “E ancora ti muovi

Qui dentro ti muovi

Cerchi l’ultima parte di me

Che crede ancora che sia possibile”

 

Mahmood = “Tuta gold”

Due Sanremo e due vittorie (con “Soldi nel 2019 e con “Brividi” nel 2022, insieme a Blanco) per Alessandro, che si ripresenta con un genere “club baile funk” (come da lui stesso definito) dalla produzione molto curata e un arrangiamento complesso, che ha bisogno di un supporto vocale impegnativo per i tanti cambi d’atmosfera e tonalità (nel bridge colpisce la parte solo voce-archi). Una “Soldi” ancor più moderna che crescerà sicuramente con gli ascolti.

Voto: 6/7

Il verso: “Mi hanno fatto bene le offese

Quando fuori dalle medie le ho prese e ho pianto

Dicevi ritornatene al tuo paese”

 

Sangiovanni = “Finiscimi”

A due anni dal successo di “Farfalle” (quinto posto e hit anche in Spagna), Giovanni Pietro Damian torna al Festival con una ballad dal sapore urban dedicata alla ex, la ballerina di Amici Giulia Stabile, e pensata come “una lettera d’addio”. A suo dire, una svolta nella propria carriera. Vedremo. Intanto qui lascia poco il segno, per quanto si percepisca sincerità espressiva.

Voto: 6+

Il verso: “Io non so come si controllano le emozioni

Perciò delle volte ho fatto un po’ il coglione”

 

Loredana Bertè = “Pazza”

La queen del rock italico torna per la dodicesima volta a Sanremo, a 5 anni dal quarto posto tanto contestato dal pubblico da inventare per lei il “Premio Pubblico dell’Ariston”. Tra le firme del brano, oltre a lei, anche Andrea Bonomo e Luca Paolo Chiaravalli. Ora ci riprova con una cavalcata rock pulita e dal ritmo sostenuto da presa immediata per gridare quanto ora è arrivata (finalmente) ad amarsi. Meglio il ritmo della melodia.

Voto: 6 ½

Il verso: “E sono pazza sì perché

Mi sono odiata abbastanza

Prima ti dicono basta sei pazza

E poi ti fanno santa”

 

bnkr44 = “Governo punk”

Fra i 3 Giovani promossi, il collettivo toscano propone un punk rock che suona più pop per esprimere il loro desiderio di ribellione da Gen Z. Orecchiabile, trascinante (specie nel refrain) e scanzonata.

Voto: 6 ½

Il verso: “Dammi la metà di un chachet da star

Un’identità, ma da cui possa scappare

(Fammi vergognare)

 

Alessandra Amoroso = “Fino a qui”

Per il suo esordio sanremese, la vincitrice di Amici 8 punta su una ballad sulla consapevolezza prodotta da Takagi & Ketra e scritta da lei medesima con Federica Abbate e Jacopo Ettorre. Fa con mestiere quello che ci aspettavamo: una ballad onesta (anche se un po’ prevedibile) a presa rapida e in un emozionante crescendo, perfetta per l’Ariston e per la sua vocalità, che arriva a citare “L’odio” di Mathieu Kassovitz e “Sally” di Vasco. Decisamente “pericolosa”.

Voto: 7

Il verso: “E anche se lentamente cado giù da un grattacielo

Durante il volo piano dopo piano mi ripeto

Fino a qui tutto bene”

 

Fred De Palma = “Il cielo non ci vuole”

Il re del raggaeton esordisce al Festival mostrando il suo lato più intimo su un uptempo molto elettronico, che rimanda più alla sua “Extasi” che ai duetti estivi con le Ana Mena e le Anitta di turno. A Sanremo rischia di perdersi nel mucchio (anche perché l’arrangiamento orchestrale potrebbe snaturarlo), vedremo in radio come sarà accolto.

Voto: 6+

Il verso: “Vorrei cancellare ogni frase di quello che scrivo

Lasciarmi cadere nel vuoto per sentirmi vivo”

 

Fiorella Mannoia = “Mariposa”

A 7 anni dal secondo posto con “Che sia benedetta”, Fiorella torna per la sesta volta in gara con un inno al genere femminile musicalmente allegro dal sapore gitano firmato insieme a Federica Abbate, Cheope e Carlo Di Francesco. Al primo ascolto lascia un po’ a bocca asciutta i fan della sua parte più introspettiva e melodica, qui ci ricorda un po’ Juanes e la sua anima latina già espressa nell’album “Sud”, vedremo se crescerà con gli ascolti e con la sua grande presenza scenica.

Voto: 6+

Il verso: “E nel profondo sono libera, orgogliosa e canto

Ho vissuto in un diario, in un poema e poi un campo

Ho amato in un bordello e mentito non sai quanto”

 

The Kolors = “Un ragazzo, una ragazza”

Stash & co si ripresentano per la seconda volta a distanza di 6 anni e dopo aver dominato l’estate 2023 con “Italodisco”, confermando la firma anche di Tropico: dipingono una “fotografia urbana di una relazione” con un pezzo dalla cassa incalzante ma un po’ confusionario. Il confronto col singolo precedente nasce spontaneo e ne esce sconfitto in termini di freschezza e potenza ma, almeno in radio, diranno la loro.

Voto: 6

Il verso: “Lo sai che quando pensi di star bene poi ci rimani sotto

E lo sai, l’amore non si può cantare in una strofa da otto”

 

Emma = “Apnea”

Una delle vincitrici del Festival (2012, “Non è l’inferno”), torna per la quarta volta con Tropico e Paolo Antonacci per farci ballare con un uptempo convincente e potente che non rinuncia a un bel giro armonico intervallato da synth inattesi e un bridge che si fa notare. Emma in versione catchy ci convince.

Voto: 7

Il verso: “Io se avessi un telecomando

non ti cambierei mai

Io non so dove sto andando

Dimmi tu dove vai”

 

Santi Francesi = “L’amore in bocca”

Fra i 3 selezionati da Sanremo Giovani, i vincitori di X-Factor 2022 scelgono come biglietto da visita un “hard pop” potente ed emozionante, firmato con la giovane Cecilia Del Bono, dove la voce di Alessandro si esprime al meglio su un ritornello dalla melodia aperta e convincente. Liriche più deboli dell’aspetto musicale.

Voto: 7+

Il verso: “Mi hai lasciato con l’amore in bocca

Senza farlo apposta

Sono le ultime gocce di pioggia”

 

Rose Villain = “Click Boom!”

Dopo il successo estivo di “Fragole” con Achille Lauro e il duetto a Sanremo 2023 con Rosa Chemical nella serata delle cover, Rosa Luini debutta al Festival con un pezzo clubbing esplosivo (come da titolo manifesto) firmato con Sixpm e Tropico dal duplice sapore, anche malinconico. Il ritornello è fin troppo martellante ma è abbastanza usa-e-getta e funzionale per funzionare negli stream, in radio e soprattutto su TikTok, più difficilmente al Festival, anche se potrà sfoderare la sua non indifferente presenza scenica.

Voto: 6+

Il verso: “Sai che dentro ho un mare nero che s’illumina?

Sei capace a trasformare il male in musica”

 

negramaro = “Ricominciamo tutto”

Tornano sul palco che li vide eliminati subito fra i Giovani 19 anni fa con “Mentre tutto scorre” armati di una ballad emozionante in crescendo con la voce di Giuliano in primo piano; graffi rock solo nel ritornello e nel finale incalzante e notevole. Diversi richiami battistiani, ma la linea melodica convince a metà.

Voto: 6/7

Il verso: “E sulla pelle, tra i capelli, sulla tua bocca

Eravamo una canzone di Battisti all’alba,

anche senza ‘bionde trecce’:

Dio, quanto sei bella?!”

 

BigMama = “La rabbia non ti basta”

La rapper Marianna Mammone debutta all’Ariston con una storia di rivalsa supportata da una base dance sostenuta, trascinante e orecchiabile. Poco rap e tanto canto (bella voce), tanto ballo ma la sua personalità ne viene schiacciata e rischia di uscirne quasi anonima nel surplus dei brani uptempo di quest’anno.

Voto: 6+

Il verso: “Animo buono ma riempito d’odio

Per far testa a quello degli altri

Più di un colpo d’arma da fuoco

E ti restava solo incassarli”

 

Renga & Nek = “Pazzo di te”

11 presenze in due (6 per Renga – fra cui la vittoria nel 2005 con “Angelo” – e 5 per Nek), per la prima volta in gara insieme con un pezzo firmato con Diego Mancini e prodotto da Dardust (ma la primigenitura è di Renga) dove le due voci si alternano e si fondono con perizia per raccontare un amore adulto in un midtempo poco convincente, sia nell’arrangiamento che nella linea melodica e che sa già di sentito altre 1.000 volte, anche se sommerso di archi.

Voto: 5

Il verso: “L’amore è stupido

Ma ti fa piangere

Prima sorride e poi

Ti vuole uccidere”

 

Ghali = “Casa mia”

Altro esordio di lusso al Festival: Tropico e Michelangelo fra gli autori del pezzo con lui, per raccontare un dialogo con un extraterrestre dove emergono le contraddizioni e le tragedie del nostro pianeta. Bel flow, produzione e ritmo, anche se manca un ritornello killer. Potrebbe comunque dire la sua, perché tra i pochi con un messaggio preciso ed efficace.

Voto: 6/7

Il verso: “Ma come fare a dire che qui è tutto normale

Per tracciare un confine

Con linee immaginarie bombardate un ospedale

Per un pezzo di terra o per un pezzo di pace”

 

Irama = “Tu no”

Sanremo n.5 per Filippo Maria Fanti, hitmaker multiplatino vincitore di Amici 17 che ha registrato ottimi piazzamenti in Riviera (tutti in progressione: settimo, quinto, quarto). Inizio emozionante, tanto soul viscerale e tanta emozione (e tanta voce), tra “A L I” e “Ovunque sarai”. Se regge vocalmente live sul palco, potrebbe anche mirare in alto, visto che non c’è un elemento non pensato per avere il boato all’Ariston, sebbene non sembri avere la forza dirompente di “Ovunque sarai” (ma va risentita).

Voto: 6/7

Il verso: “Bastasse solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me

Soltanto un’ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te”

 

Angelina Mango = “La noia”

La figlia di Mango e Laura Valente, rivelazione del 2023 dopo il successo di Amici, è fra le più attese al Festival e per non deludere le aspettative, arriva con un uptempo firmato con Madame (e si sente) e prodotto da Dardust (e si sente), dove oltre al ritmo e alla produzione molto curata e trascinante (una cumbia) emerge anche la bella vocalità di Angelina. La giuria delle radio si strapperanno le mutande.

Voto: 7

Il verso: “La mia collana non ha perle di saggezza

A me hanno dato le perline colorate

Per le bimbe incasinate con i traumi

Da snodare piano piano con l’età”

 

Geolier = “I p’me, tu’pte”

Il rapper partenopeo Emanuele Palumbo, campione di vendite degli album nel 2023 col suo “Il coraggio dei bambini” e il favorito per i bookmakers, si presenta per la prima volta al Festival con un uptempo in cassa dritta firmato anche con Davide Simonetta, Paolo Antonacci e Michelangelo, per una canzone d’amore ovviamente in napoletano (e questo può essere sia un’arma vincente che contraria). Ha la produzione migliore e un sound davvero cool, con un ritornello davvero potente ma quanto riuscirà a conquistare un pubblico trasversale come quello del Festival? Forse era più efficace “Cenere” lo scorso anno, giusto per non fare parallelismi.

Voto: 7

Il verso: “Sta notte e sul ra nostr, si vuo truann a lun a vac a piglia e ta port

E pur si o facess tu nun fuss cuntent,

vuliss te stell, vuless chiu tempi cu te”

 

Maninni = “Spettacolare”

Il cantautore pugliese Alessio Mininni conferma il suo pop rock onesto per raccontare una risalita dopo una caduta. Pulito ed efficace, con un bel timbro e una linea melodica convincente e orecchiabile. Non è stato un regalo entrare nella rosa dei 30…

Voto: 7 ½

Il verso: “E ci saranno le giornate bastarde

Quelle che non ce la fai più

Ma abbracciami abbracciami che è normale

Stringerti forte è spettacolare”

 

La Sad = “Autodistruttivo”

Il trio milanese irrompe al festival con punk pop sincopato firmato insieme a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari sull’accettazione di sé stessi. Tra Jared Leto e i Blink ma un po’ più scontati.

Voto: 6+

Il verso: “E vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casino

Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo”

 

Gazzelle = “Tutto qui”

Flavio Bruno Pardini, tra i pionieri del cosiddetto “indie pop” (se mai fosse davvero un genere musicale a parte…) esordisce al Festival con una ballad midtempo malinconica e nostalgica. Bene vocalmente, melodia convincente che punta alla semplicità (merce rara quest’anno). La domanda è: reggerà live?

Voto: 7+

Il verso: “Vorrei guardare il passato con te

Addosso al muro col proiettore

Viverlo insieme un minuto anche tre

Scappare per un po’ da Roma Nord”

 

Annalisa = “Sinceramente”

Scritta con Davide Simonetta e Paolo Antonacci, la regina delle hit dell’ultimo anno torna per la sesta volta al Festival agguerritissima per raccontare una donna forte che rivendica il diritto di essere libera sfornando un’altra sicura hit elettropop che richiama più a “Mon Amour” che a “Bellissima”. Ritmo trascinante, immediatamente orecchiabile, senza rinunciare alla melodia e alla sua grande vocalità. Da tenere d’occhio, anche in chiave Eurovision…

Voto: 7+

Il verso: “Non mi sogno di tagliarmi le vene

Sto tremando sto tremando

Sto facendo un passo avanti e uno indietro

Di nuovo sotto un treno”

 

Alfa = “Vai!”

Il genovese Andrea De Filippi debutta all’Ariston con una canzone in cassa dritta e un pizzico di folk (il ritornello ricorda i Mumford & Sons) dal sound internazionale, grazie alla collaborazione con Ian Scott e Mark Jackson, che hanno lavorato fra gli altri, con Jewel, American Authors, Aloe Blacc. Il risultato è sicuramente efficace, specie per la giuria delle radio e per la stagione estiva.

Voto: 6/7

Il verso: “Mi han detto punta al sole ma non come Icaro

Che il mondo è troppo grande per pensare in piccolo”

 

Il Volo = “Capolavoro”

Terzo festival per il trio noto in tutto il mondo per il bel canto all’italiana, dopo una vittoria (nel 2015) e un terzo posto (2019), ci riprovano con un pop “alla loro maniera” firmato, tra gli altri, da Edwyn Roberts, che loro definiscono “un’evoluzione”. Non aspettatevi rivoluzioni copernicane: fanno quello che ci si aspetta da loro, tre voci che sanno come si canta, archi a strafottere, costruzione in crescendo, armonizzazione finale, per far spellare le mani a chi ama la melodia, il bel canto e l’ammmmore vero. Possono distinguersi nell’ammucchiata mid-uptempo imperante.

Voto: 6 ½

Il verso: “Cadi dal cielo come un capolavoro

Prima di te non c’era niente di buono”

 

Dargen D’Amico = “Onda alta”

A due anni dal debutto con l’anthem “Dove si balla” (6 dischi di platino) torna con il suo sequel dal ritmo ancor più serrato ma potente davvero solo nel refrain. Firmano con lui anche Cheope ed Edwyn Roberts ma l’effetto sorpresa è un po’ scemato, anche se la sua cifra ironica si distingue dalla massa. Scheggia impazzita, come sempre, con o senza palloncino.

Voto: 6 ½

Il verso: “C’è chi mi chiama

Figlio di puttana

Che c’è di male?

L’importante è aver la mamma

Che non lavori troppo che la vita è breve

A volte un mese”

 

Il Tre = “Fragili”

Il rapper romano Guido Luigi Senia, al suo primo Festival, porta il suo extrabeat (ma anche il suo cantato convincente) su un midtempo scuro che parla delle fragilità e debolezze di ciascuno (e in questo ricorda il tema di “Supereroi” dello scorso anno). Citazione di Battisti anche qui (“Mare nero”). Convince meno la produzione.

Voto: 6 ½

Il verso: “Odio convivere con i demoni fissi nella mia testa

Il senso di colpa mi fa sentire una bestia”

 

Mr Rain = “Due altalene”

A solo un anno dal grande (e inatteso) exploit di “Supereroi”, Mattia Balardi torna sul “luogo del delitto” con una ballad in crescendo sul senso di perdita (pare di un figlio ma non è esplicito) firmata insieme a Lorenzo Vizzini, fra voci distorte, intermezzi orchestrali emozionanti e la sua inconfondibile cifra rap. Dolce e fin troppo rassicurante, nulla aggiunge a quello che già conosciamo di lui.

Voto: 6 ½

Il verso: “E vincerò solo con te tutte le guerre dentro me

Impareremo a cadere”

 

Ricchi e Poveri = “Ma non tutta la vita”

I veterani del Festival (13 presenze, fra cui la vittoria nel 1985 con “Se mi innamoro”), Angela e Angelo tornano in gara dopo 32 anni con un brano firmato da Cheope ed Edwyn Roberts. Spiazzante l’arrangiamento uptempo e contemporaneo (per non dire proprio “truzzo”) per un pezzo che sembra saccheggiato dai cassetti incustoditi di Raffaella Carrà e al limite della parodia. Potrebbe passare inosservato come diventare un inno da stadio.

Voto: 5 ½

Il verso: “Anche la più bella rosa diventa appassita

Va bene, ti aspetto, ma non tutta la vita

Ti giri un momento la notte è finita

Le stelle stanno già cadendo”

CONCLUSIONI E PREVISIONI

Possiamo dire che è stata quasi ormai pensionata la canzone sanremese “classica”: nel 2024 i superstiti sono solo Il Volo, Amoroso, Irama e, per certi versi, Mr. Rain, mentre i tanti uptempo rischiano di sovrapporsi fra di loro. Di certo è un Sanremo musicalmente attuale come forse non mai, grazie alle scelte artistiche di Amadeus in questi anni. E i numeri non fanno che dargli ragione: le sue 4 edizioni del Festival hanno visto complessivamente certificare nei singoli 121 dischi di platino e 19 dischi d’oro. Sono stati 119 i brani in gara (compresi i 16 dei Giovani nelle edizioni 2020 e 2021), cui ben 67 hanno certificato, ossia più della metà, a dimostrazione di quanto il Festival abbia saputo intercettare il mercato (e viceversa) e diventare davvero un evento contemporaneo. Una percentuale impensabile negli anni in cui era lontano dalla musica del proprio tempo (anche se era ormai un’era digitale fa).

Amore, introspezione e crisi esistenziali fanno la parte del leone nelle tematiche, poca politica e pochi spunti sociali (solo accenni nei pezzi di Ghali e Dargen e, per la questione femminile, in quelli della Mannoia e di Big Mama). Tant’è che ormai la gara sembra più fra producers che fra autori.

Nel momento finale di Q&A con la stampa, Amadeus ha confermato di aver ricevuto quest’anno oltre 400 brani e ammesso di aver cercato personalmente qualche artista, “quest’anno in una percentuale maggiore” (ma niente nomi).

I TRIBUTI ALLA STORIA DEL FESTIVAL

Ha inoltre annunciato che durante il Festival saranno celebrati dagli interpreti originali 3 brani che hanno fatto la storia della musica italiana: mercoledì Giorgia per i 30 anni di “E poi”, giovedì Eros Ramazzotti per i 40 anni di “Terra promessa” e presumibilmente nella finale di sabato (o forse venerdì) Gigliola Cinquetti per i 60 anni di “Non ho l’età”.

E vaniamo infine alle conclusioni: chi andrà a Malmö a maggio per l’Eurovision Song Contest?

Invero, mai come quest’anno è difficile fare delle previsioni. A occhio, sarà bagarre anche solo per entrare nella top 10.

LE PREVISONI DEI BOOKMAKERS

Per i bookmakers, a scatola chiusa, il podio sarebbe Geolier – Amoroso – Annalisa, che in effetti hanno anche 3 dei brani più forti in gara. Pensando alle giurie, la buona notizia è che la fantomatica demoscopica è stata sostituita dalla Giuria delle Radio (nazionali e locali), che si aggiunge a quella di Sala Stampa, Tv, Web e quella del Televoto; una novità che potrebbe avvantaggiare chi ha una proposta più “fresca” e “catchy”. Il Televoto conserva comunque un peso specifico maggiore, considerato che vota 3 serate su 5 (mentre le altre due Giurie 2 serate). Popolare e radiofonico: questi sembrano essere gli ingredienti vincenti per sollevare il Leoncino, sebbene anche la stampa abbia il suo peso. Ai tre già citati, aggiungiamo anche Il Volo e Irama, una boccata d’aria fresca per chi non ama i ritmi sincopati, mentre i negramaro e l’astro nascente Angelina Mango non sono mai da sottovalutare. Schegge impazzite, Dargen, Emma, Ghali e la sempre ruggente Loredana Bertè. Fra le sorprese post festival, da tener d’occhio anche Maninni, Santi Francesi, Alfa, Gazzelle, Mahmood e farà bene anche Rose Villain.

L’appuntamento è dal 6 febbraio all’Ariston, quando con l’orchestra suonerà tutta un’altra musica!

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